Sono passate 24 ore dalla notizia della vittoria nella sezione ritratti del festival fotografico Imagorbetello e solo ora riesco a razionalizzare il percorso che ho fatto per realizzare lo scatto che mi ha permesso di arrivare primo.
Tutto è nato, durante la quarantena, per un semplice bisogno nerd di perfezionare le formule chimiche, ormai in disuso da quasi 100 anni, di una antica tecnica di stampa chiamata processo positivo ad inversione biancho e nero, dove vede l’utilizzo della carta fotografica al posto delle lastre per scattare con i banchi ottici di qualsiasi formato.
Non volendo scattare nature morte, vasi di basilico o tazzine di caffè per impratichirmi, ho deciso di farmi dei “semplicissimi” autoritratti!
Mettersi davanti ad un obiettivo, per noi fotografi, è un po più semplice, farlo però, durante il lockdown, un periodo di deprivazione sociale, è stata per me, un’altra cosa!
L’impatto è stato violento, amplificato dalle mille domande che giornalmente non ti fai per questioni di voglia o tempo, non avrei mai pensato di subire cosi tanto il peso delle domande e soprattutto dell’assenza delle risposte; questo ha fatto scaturire in me una rabbia che si è sfogata nella quotidianità di clausura da quarantena covid e negli autoritratti che inizialmente dovevano essere solo scatti al volo, ma che poi, via via, si sono trasformati inconsapevolmente in un dialogo con la mia metà arrabbiata che piano piano affiorava e che trovava il modo di dialogare con la mia parte più pacata, davanti l’obiettivo.
E’ un progetto al quale ormai sono molto affezionato, ero convinto che dovesse finire una volta trovate le chimiche giuste per i processi di stampa ma poi ho capito che ormai si era scollato dal fattore studio e viaggiava ormai da solo, penso non finirà mai, perché, per un motivo o per un altro, ormai, mi faccio delle belle “chiacchierate” con me stesso.
Tutto questo, e finisco ve lo giuro, ha portato ad una ricerca di un altro tipo di fotografia che vada oltre i troppi tecnicismi e perfezioni ai quali sono ancorato, mi sono reso conto di avere il più profondo bisogno di cercare di rappresentare le persone che ritrarrò, non nel impacchettamento di un bella fotografia, ma nello sfogo della loro più pura essenza. Non sarà facile e non è detto neanche che ci riesca ma sicuro sarà la mia ricerca prioritaria che comunque non cancellerà il mio tipo di ritrattistica legata ai tecnicismi.
Questo è il link del progetto sul mio sito
https://www.marcomancinistudio.com/project/once-were-marco/
E questo è il link del sito Imagorbetello dei vincitori del concorso 2020
https://www.imagorbetello.com/i-vincitori-del-concorso-fotografico-imago-2020/
E questo è lo scatto che ho presentato per il concorso